Intestazione



Le mie citazioni preferite

C'è gente che possiede una biblioteca come un eunuco un harem (Victor Hugo)
Il mediocre imita, il genio ruba (Oscar Wilde)
Amicus Plato, sed magis amica veritas – Mi è amico Platone, ma ancora più amica la verità (Aristotele)
Se devi parlare, fa' che le tue parole siano migliori del silenzio (Antico detto cinese)
Contro la stupidità neppure gli dei possono nulla (Friedrich Schiller)
Disapprovo le tue opinioni, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di esprimerle (Voltaire)
Lo stolto ha solo certezze; il sapiente non ha che dubbi (Socrate)
Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole (Ennio Flaiano)

sabato 29 settembre 2012

Il ciclista Felice

Non sono mai stato un grande appassionato di sport: non ho mai vista una partita allo stadio, il tifo calcistico era solo un'occasione per prendere (e farsi in prendere) in giro compagni di scuola e colleghi di lavoro il lunedì, a seconda di quale squadra avesse vinto o perso la domenica. Anche gli altri sport li ho sempre seguiti piuttosto tiepidamente.
Ma per il ciclismo ho sempre avuta una particolare affezione: mi affascinarono fin da piccolo queste competizioni strane, che durano una giornata intera, in condizioni ambientali spesso estreme, in mezzo a bufere di neve o sotto un sole cocente.
Tra i tanti campioni sportivi che ho visti correre, ad uno sono rimasto particolarmente affezionato: un  bergamasco dal sorriso timido e dal profilo tagliente, che proprio oggi compie settant'anni.
Felice Gimondi, nato a Sedrina il 29 Settembre 1942, è stato uno dei più grandi ciclisti della storia; più di centoquaranta successi in carriera (e sarebbero stati il doppio, se non si fosse trovato a competere con quello che è considerato da molti il più grande di tutti i tempi, il cannibale Eddy Merckx), uno degli appena cinque ciclisti a vincere tutti e tre i principali giri nazionali europei (Francia, Italia, Spagna), l'unico assieme a Merckx a vincere anche tutte le principali classiche monumento (Milano-Sanremo, Parigi-Roubaix, Giro di Lombardia e Campionato del mondo).
Alle sue battaglie col rivale belga il cantautore Enrico Ruggeri dedicò anni fa una bella canzone, Gimondi e il cannibile; avendola già pubblicata in un post tempo addietro, mi limito adesso a riportare un LINK.
Vi propongo invece un racconto che a mia volta dedicai alla sua figura, e che trovate, in forma di e-book sfogliabile, cliccando sulla copertina qui sotto.

Il ciclista Felice

Buona lettura e un saluto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

lunedì 24 settembre 2012

Cineforum – Piccoli e grandi film d'ogni tempo (VI)


I diabolici (Les diaboliques, F, 1954, b/n, 114 min)

Regia: Henri-Georges Clouzot

Interpreti: Simone Signoret, Véra Clouzot, Paul Meurisse, Charles Vanel, Michel Serrault

Soggetto e sceneggiatura: Pierre Boileau, Thomas Narcejac

Fotografia: Armand Thirard

Genere: thriller

Musiche: Georges Van Parys


La trama: Il tirannico Michel Delasalle (Meurisse), direttore di un collegio privato a Parigi, maltratta la moglie Christina (Clouzot), una donna fragile e malata di cuore, proprietaria del collegio stesso e da lui sposata per interesse, e l’amante Nicole (Signoret). Le due donne, amiche da tempo, architettano un piano diabolico per liberarsi di lui; piano che sembra riuscire perfettamente, senonché il cadavere scompare dalla piscina della scuola, dove avrebbe dovuto essere ritrovato, e fatti sempre più strani cominciano ad accadere nel collegio, precipitando nel terrore e nel senso di colpa la povera Christina e insospettendo anche il commissario in pensione Fichet (Vanel), che svelerà il mistero nello sconvolgente finale.

Il commento: Il più hitchcockiano dei noir francesi è un capolavoro assoluto di sceneggiatura, regia e montaggio; un montaggio dai tempi dilatati e spesso estenuanti, come nell’interminabile sequenza dell’attesa del cadavere all’obitorio per il riconoscimento. Spettacolare il finale nei meandri bui della scuola di notte, fatto di soggettive, primi piani, dettagli insistiti (una mano guantata, un paio di piedi che si muovono in silenzio), luci che si accendono e si spengono che creano un parossismo di suspence poche altre volte raggiunto da un film. La scena del cadavere che emerge lentamente dalla vasca da bagno mostrando gli occhi rovesciati è impressionante ancora oggi.
Bravissimi gli interpreti: Paul Meurisse rivaleggia col Charles Boyer di “Angoscia” nell’interpretare uno dei più sgradevoli cattivi del cinema giallo, se pur in modo diametralmente opposto: tanto signorile e (falsamente) affettuoso il personaggio di Boyer, quanto brutale e al limite della volgarità pura quello di Meurisse; Véra Clouzot è perfetta nel suo ruolo di donna fragile e sofferente; Charles Vanel tratteggia un poliziotto simpaticamente sornione; Simone Signoret è un’ambigua e conturbante donna in bilico tra l’affascinante e il perverso.

Curiosità: Una didascalia alla fine del film recita: “Non siate DIABOLICI! Non raccontate ai vostri amici quello che avete visto.”
Un altro insolito espediente adottato dal regista per accrescere il senso di tensione è la totale assenza di musica per tutto il film: la colonna sonora di Georges Van Parys si limita infatti a due minuti di musica sui titoli di testa e a mezzo minuto su quelli di coda.
Véra Clouzot è il nome d’arte di Véra Gibson-Amado, brava e sfortunata attrice brasiliana (morì ad appena quarantasette anni per un attacco di cuore), moglie del regista, del quale adottò il cognome come nome d’arte. Girò appena tre film, tutti e tre diretti dal marito.

Un saluto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

giovedì 20 settembre 2012

Revival XXXVI

Vi sono, nei ricordi di ciascuno di noi, brani musicali non trascendentali né per il testo né per la musica, ma ai quali siamo particolarmente affezionati; così è, nel mio caso, per la canzone che vi propongo stasera.
La solita curiosità: sembra che il pezzo fosse stato scritto in chiave di soul music dai Bee Gees Barry e Robin Gibb – su richiesta del loro produttore Roger Stingwood – per Otis Redding nel 1967; quando Redding morì all'improvviso in un incidente aereo la canzone era già pronta, ma il cantante non aveva fatto ancora in tempo ad inciderla. Così i fratelli Gibb la riarrangiarono secondo il loro stile canonico pop rock e la incisero essi stessi; To love somebody ottenne enorme successo in tutto il mondo ed è ancora oggi ricordata come uno dei brani più popolari del complesso anglo-australiano.


Buon ascolto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

martedì 18 settembre 2012

Ricette (I + III)

Visto l'interesse suscitato dal post precedente, proseguo la serie e ne approfitto per tappare un buco... il che spiega anche il curioso titolo di questa puntata che, secondo logica, venendo dopo la settima, sarebbe dovuta essere l'ottava...
Il fatto è che, nel trasferimento del vecchio blog da Splinder a iobloggo, si sono persi tutti i contenuti celati sotto i continua a leggere, e sul momento non me ne sono accorto e non ho potuto provvedere; sicché quelle due ricette le ripubblico adesso; tutte le altre precedenti, chi fosse curioso le può ritrovare QUI, in un'unica paginetta.

POLPETTONE DI VERDURA

INGREDIENTI: patate 1 kg; fagiolini verdi 300 g; parmigiano grattugiato 200 g; 4 uova; olio di oliva, sale, aglio, prezzemolo, maggiorana, pangrattato q.b.

PREPARAZIONE: lessare separatamente patate e fagiolini; sbucciare e passare al passaverdura (oppure schiacciare con una forchetta) le patate; tritare a pezzetti i fagiolini; impastare assieme patate e fagiolini; unire all’impasto le uova, il parmigiano grattugiato, un trito finissimo di aglio e prezzemolo e una manciata abbondante di maggiorana; aggiungere all’impasto qualche cucchiaiata di olio di oliva; salare a piacere.
Ungere con abbondante olio il fondo di una teglia capace di contenere l’impasto con un’altezza di 2-3 cm e cospargerlo di pangrattato; disporvi l’impasto, livellarlo e decorare la superficie a righe incrociate coi rebbi di una forchetta. Distribuire un filo d’olio sulla superficie e cospargerla di pangrattato.
Infornare a forno già caldo per ca. 30 min a 200 °C. Per verificare la cottura forare il polpettone con uno stuzzicadente, che dovrà emergere asciutto dall’impasto.
Servire caldo, tiepido o freddo, a piacere. Si può conservare per alcuni giorni in luogo fresco, o in frigorifero (ma in frigo tende ad asciugare e a rinsecchirsi).

Foto dal web

VERDURE RIPIENE

N.B. Si possono riempire: cipolle, peperoni, zucchine, melanzane, funghi (porcini, mazze da tamburo semichiuse, champignon), pomodori (sconsigliati: in forno rammolliscono).
Le dosi e i tempi di cottura possono essere aggiustati in funzione dei gusti e del tipo di forno adoperato.

INGREDIENTI X 4 PERSONE: Pan carré 6/10 fette; 1 – 2 uova; mortadella 100/120 g; parmigiano grattugiato 50/100 g; maggiorana, aglio, prezzemolo, latte, pan grattato, olio d’oliva, sale, pepe q.b.

PREPARAZIONE:
Eliminare la crosta delle fette di pan carré e tagliarle a dadini; metterle in una terrina e ammorbidirle in poca acqua o latte fino a farle disfare, badando che non si formi troppo liquido; aggiungere: la mortadella tritata, un trito finissimo di aglio e prezzemolo, le uova, il parmigiano, un’abbondante manciata di maggiorana, sale e pepe e mescolare fino ad ottenere un composto denso e omogeneo. Se il composto risultasse troppo fluido aggiungere pan grattato o altro pan carré sbriciolato.
Lavare o pulire le verdure (le cipolle non si lavano; i funghi non si lavano, ma si puliscono con un panno o con uno scottex umido); tagliare a metà zucchine e melanzane e scavare un po’ di polpa; tagliare a metà per il lungo le cipolle e sfogliarle badando a non rompere i singoli strati; eliminare i gambi dei funghi; tagliare a falde i peperoni ed eliminare i semi e la parte bianca interna.
Salare leggermente la parte interna delle verdure e farcirle con una cucchiaiata del ripieno.
Ungere d’olio una teglia da forno e disporvi le verdure ripiene. Facoltativo: aggiungere un filo d’olio sopra le verdure e cospargerle di un velo di pan grattato. Infornare a forno già caldo e cuocere per circa 20/30’ a 180/200°.
Le verdure ripiene si possono gustare indifferentemente sia calde che fredde.
VARIANTE: cospargere il fondo della teglia di uno strato di patate tagliate a fette piuttosto sottili prima di disporvi le verdure. La cottura risulterà più uniforme e regolare. In questo caso aumentare leggermente la quantità d’olio e i tempi di cottura.

Foto dal web

Buon appetito dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

sabato 15 settembre 2012

Ricette (VII)

Dev'essere proprio Settembre che fa tornare un po' a tutti la voglia di cucinare; giro per i blog e trovo ovunque menu assortiti e ricette di cucina... e allora riprendo anch'io questa rubrica che avevo iniziata nel blog precedente, e trascurata ormai da troppo tempo.
Questa volta un piatto veloce veloce, adatto anche – e soprattutto – a quando si rientra a casa all'ultimo momento e non si è fatto in tempo a fare la spesa; gli ingredienti dovrebbero far parte della scorta di ogni dispensa. È un primo piatto che diventa in pratica un piatto unico.
Il nome è di fantasia, l'ho praticamente inventata io senza attingere ad autentiche ricette regionali; però mi fa venire in mente la Sicilia...

SPAGHETTI ALLA SICILIANA

INGREDIENTI (per quattro persone): 300/350 g di spaghetti; due filetti di merluzzo o di nasello (ottimi quelli surgelati in vaschette monoporzione); una confezione di pomodori pelati o di polpa di pomodoro; 15/20 olive verdi condite piccanti (oppure normali + abbondante peperoncino); un cucchiaino di capperi sotto sale o in salamoia; uno spicchio d'aglio o due; olio extravergine d'oliva, sale (attenzione a dosarlo specie se i capperi sono sotto sale), prezzemolo q.b.

PREPARAZIONE: scaldare l'olio in una padella o tegame con gli spicchi d'aglio schiacciati da togliere a fine cottura (variante: tritare l'aglio assieme al prezzemolo); aggiungere i filetti di pesce ancora surgelati e farli scongelare a fuoco dolce; aggiungere i pomodori e schiacciarli con una forchetta; spezzettare con la forchetta i filetti di pesce; aggiungere le olive e i capperi; lasciar restringere il sugo per 10/15 min a fuoco medio mescolando di tanto in tanto.
Nel frattempo lessare al dente gli spaghetti in abbondante acqua salata; a fine cottura regolare di sale se necessario, aggiungere al sugo un trito finissimo di prezzemolo e mescolare; scolare gli spaghetti, alzare il fuoco e farli saltare velocemente in padella assieme al condimento. Servire caldissimo.

VARIANTI: eliminando gli spaghetti ed aumentando di conseguenza la quantità di pesce, può diventare un secondo piatto a tutti gli effetti; per farlo ridiventare piatto unico è possibile contornarlo con del riso bollito, o con un risotto in bianco.

Buon appetito dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

giovedì 13 settembre 2012

Un po' di pubblicità

Mi scuso per l'assenza: in questi giorni sono passato poco a trovare i miei amici, ho trovato a malapena il tempo per rispondere ai commenti sul mio blog.
Un po' perché è arrivato Settembre e il tempo, a differenza di quanto accadeva durante le vacanze, tende a scarseggiare; ma principalmente perché un'altra attività in rete mi ha assorbito quasi del tutto.


Come qualcuno di voi sa, faccio parte del consiglio direttivo di un Circolo Letterario brianzolo; recentemente mi è stato chiesto di dedicarmi al revamping del sito del Circolo, che era rimasto praticamente abbandonato da qualche tempo, e ci sto lavorando da alcuni giorni.
So che tra voi vi sono molti appassionati di lettura e scrittura creativa; v'invito quindi a visitare il neonato sito del


il cui link compare da oggi anche nel mio blogroll.
Nonostante sia ospitato su una piattaforma di blog, è a tutti gli effetti un sito istituzionale; chi lo vorrà seguire non si aspetti aggiornamenti frequenti come su un normale blog; tuttavia di materiale da leggere e commentare ce n'è parecchio (i commenti sono consentiti su ogni pagina, e a ciascuno cercherò di rispondere nel più breve tempo possibile).

Un saluto dal vostro 
Cosimo Piovasco di Rondò

martedì 11 settembre 2012

Interviste (3) – Conclusioni

Come promesso, dedico questa ulteriore puntata (QUI e QUI le precedenti, per chi passasse da questi paraggi per la prima volta e/o non le avesse viste) ad una veloce analisi delle risposte ottenute.
Non compilerò una vera statistica, con tanto di tabelle e dati incrociati, come a rigore si dovrebbe fare; mi limiterò a condividere le impressioni ricevute dalla lettura delle vostre risposte (e dal confronto con le mie). Forse superfluo sottolineare che questa non è una fotografia dell'intero universo dei blog, ma soltanto della mia cerchia di amici, quindi di un campione assolutamente non rappresentativo della totalità dei blogger... ma altrettanto assolutamente rappresentativo, invece, di quella tipologia di blogger coi quali mi sento personalmente in sintonia.


  • Dalle risposte alla prima domanda, Perché un blog? balzano all'occhio due motivazioni: la fuga dalla solitudine in periodi difficili della propria vita, e l'imitazione di chi ha aperto un blog seguendo l'esempio di amici o familiari;
  • non stupisce, visti i miei trascorsi, che la maggioranza degli intervistati siano transfughi di Splinder, costretti a trasferirsi su altra piattaforma a causa della sua chiusura;
  • un dato curioso, a mio vedere, riguarda le mutate abitudini della blogosfera: mentre qualche anno fa la prassi era l'assoluta anonimità (vera o apparente che fosse), la tendenza dei blogger più recenti è invece quella di presentarsi col proprio nome (e anche cognome, a volte) come nick e con una foto propria come avatar;
  • praticamente unanimi i commenti alla domanda 4), più delusioni o piacevoli sorprese? dove tutti confermano la seconda ipotesi; spicca la voce fuori dal coro di Alidada (e parzialmente di suzieq che salomonicamente dichiara metà e metà). Noterei però che con ogni probabilità i veri delusi hanno abbandonata da tempo l'avventura, e i loro commenti non potremo leggerli mai.
Non voglio farla troppo lunga; se a qualcuno fosse rimasto impresso qualcosa che ho trascurato lo dica nei commenti.

E voglio concludere con una nota leggera e sorridente, assegnando a mia volta un simbolico riconoscimento (secondo il mio gusto personale) ad alcuni degli intervistati;
  • Miglior titolo del blog: a Panta Rei di Albafucens;
  • Miglior nick: ad Alidada; le motivazioni della scelta le ha spiegate nel suo blog, ma non sono riuscito a rintracciare il post; chi è interessato può chiedere a lei;
  • Miglior avatar: il profilo stilizzato di Jane Eyre in b/n di Linda;
  • E non può mancare un premio semplicità, per il blog con gli attributi più spontanei e meno fantasiosi: a Katherine, che usa come nick la traduzione del suo nome, come avatar una sua foto in primo piano, come titolo del blog un essenziale VI RACCONTO...
Grazie a tutti per la vostra entusiasta e affettuosa partecipazione. Un saluto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

sabato 8 settembre 2012

Se Shakespeare fosse nato a San Donà (II)

Ed eccomi a completare la serie iniziata qualche giorno fa.
Come ho già detto in un commento, mi scuso per essere stato evidentemente poco chiaro nella mia precedente esposizione, dato che qualcuno ha equivocato sul senso del post; e quindi, con la mia consueta pignoleria, preciso che:
  • non è un quiz: scopo della pubblicazione non è proporre un indovinello ma invogliare a un sorriso; certo ci si può divertire a scoprire i personaggi nascosti sotto le surreali descrizioni, ma non è quello il fine ultimo;
  • per viaggio di andata s'intende il tradurre in italiano nomi di personaggi stranieri;
  • viceversa nel viaggio di ritorno si traducono in lingua estera nomi di personaggi italiani; non è un invito al completamento rivolto ai lettori;
  • è sottinteso che ogni contributo degli ospiti (nel senso di inventare altri lemmi in aggiunta a quelli proposti da me) è non solo accettato, ma anche apprezzato.
Ciò detto, eccoci a presentare un'altra carrellata di personaggi (presi da vari campi, mentre quelli del post precedente erano tutti scrittori). Al solito, si comincia con l'andata:

Fortebraccio, Luigi: musicista napoletano (1900 – 1971). Virtuoso di caccavella, putipù e triccheballacche, costituì dal 1925 in poi alcuni complessi propri, realizzando numerose incisioni considerate fondamentali nella storia della musica popolare partenopea.

Bonomo, Beniamino:
musicista napoletano (1909 – 1986). Dedito inizialmente alla musica classica, l’incontro con Fortebraccio (ved.) lo convinse a dedicarsi interamente alla musica popolare napoletana, della quale è considerato uno dei più importanti esponenti.

Bonanno, Carlo:
inventore genovese (1800 – 1860). Specializzatosi nello studio della gomma, e ossessionato dall’idea di poter riparare i profilattici bucati, nel corso di un viaggio negli Stati Uniti (1839) acquistò (ma alcuni dicono che in realtà la sottrasse) da uno sconosciuto chimico americano la formula del rivoluzionario processo della vulcanizzazione, riuscendo così a realizzare infine il suo progetto, ed ottenendo, al ritorno in patria, fama ed enormi guadagni.

Calzolari, Michele:
pilota automobilistico, nato a Monza nel 1969. Messosi in luce con le categorie minori, è attualmente considerato uno dei più grandi piloti di tutti i tempi. Ha vinto sette campionati mondiali di Formula 1, gli ultimi con la leggendaria scuderia tedesca Schmied.

Creta, Cassio Marcello:
pugile romagnolo, nato nel 1942. Campione olimpico dei pesi mediomassimi a Roma nel 1960, divenne campione mondiale dei massimi nel 1964. Privato del titolo ed incarcerato per essersi rifiutato, da militare, di prestare servizio d’ordine contro le manifestazioni operaie, tornò ai combattimenti nel 1969. In seguito divenne leader riconosciuto del movimento politico-religioso dei Testimoni di Bagnacavallo.

Bottai, Francesco Giacomo, detto Gary:
attore cinematografico toscano (1901 – 1961). Messosi in luce a Cinecittà con film d’argomento storico-sociale come I lancieri del Salento e Il sergente Quagliarulo, raggiunse il successo emigrando ad Hollywood, dove divenne interprete di alcuni dei più famosi western di tutti i tempi.

Unapietra, Alberto:
fisico teorico milanese (1897 – 1955). A seguito di una cocente delusione sentimentale enunciò il celebre principio secondo cui "un minuto seduti su una stufa rovente è più lungo di un'ora a letto con una bella donna", dal quale trasse in seguito la sua teoria della relatività che gli valse il premio Nobel per la fisica nel 1921.

Strappagallo, Alfredo: regista  e produttore cinematografico emiliano (1899 – 1980), specialista nei film gialli, che gli valsero il titolo di maestro del brivido. È nota la sua predilezione per le prosperose attrici bionde sue conterranee che diresse in innumerevoli film.

E concludiamo con un ultimo piccolo viaggio di ritorno:

Pequeño Rojo, Joaquín: compositore spagnolo (1792 – 1868). Fu soprannominato Il cigno di Siviglia per le sue immortali opere, ancora oggi rappresentate, molte delle quali ambientate in Italia. Tra le sue più famose El barbero de Pesaro e La urraca ladrona.

Green, Joseph: compositore americano (1813 – 1901). Partito dalla musica classica, si dedicò in seguito allo studio dei canti popolari, tanto da essere oggi considerato l’antesignano dei folk singer della seconda metà del Novecento.

Lambs, John (meglio conosciuto come Jack), detto “The Lawyer”:
industriale statunitense, nato a Boston (1921 – 2003). È stato per lungo tempo Presidente della General Motors, contribuendo a rafforzarne l’immagine sui mercati internazionali. Più volte eletto Senatore degli Stati Uniti d’America nelle file del Partito Repubblicano, fu considerato uno degli uomini più eleganti d’America: famosa la moda, da lui lanciata, di portare la camicia fuori dai calzoni.

Un sorriso e un saluto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

Premio...

La dolcissima Sheryl mi ha appena assegnato il premio Blog Diamond Award.


Riporto di seguito il regolamento:

1) Citare chi ha creato questo premio: si tratta di Roberta-RobyBeauty.

2) Essere iscritte al mio blog: boh?! questo punto, in tutta sincerità, mi lascia indifferente.
3) Premiare 5 blogger e ringraziare chi vi ha assegnato il premio: Sheryl l'ho ovviamente già ringraziata.

In quanto a chi assegnare il premio... preferirei lasciarlo a tutti i miei amici blogger, ma per rispetto del regolamento mi tocca fare una scelta (mi scusino gli altri):
  1. Il cielo di Linda
  2. leggerevolare
  3. Una vita movimentata
  4. uno spicchio di cielo
  5. suzieq11
 Un saluto e un sorriso dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

mercoledì 5 settembre 2012

Se Shakespeare fosse nato a San Donà

Anche questo articolo comparve nel periodo iniziale della mia frequentazione di Splinder, e anch'esso è scomparso dietro il continua a leggere. Visto il gradimento del post precedente lo ripubblico qui: poiché è piuttosto lungo lo dividerò in due puntate.



Il gioco, come ovvio, consiste nel tradurre letteralmente in italiano (o viceversa) i nomi di personaggi storici stranieri, modificando di conseguenza le loro biografie in modo da trarne, se possibile, effetti comici o grotteschi.
I riferimenti sono tali e tanti che anche chi non conosca le lingue non avrà difficoltà ad individuare i personaggi in questione; se comunque qualcuno nutrisse delle perplessità su alcune voci, non ha che da dirlo e fornirò le soluzioni.
Si vada dunque a cominciare con questo viaggio di andata:

Crollalanza, Guglielmo: drammaturgo veneto, nato nel 1564 a San Donà di Piave. Scrisse numerose commedie ambientate nella sua terra, e divenne famoso narrando del triste amore tra due adolescenti veronesi appartenenti a famiglie rivali. Accusato di razzismo per aver messo in cattiva luce un famoso generale veneziano di colore, dipingendolo come individuo violento e soggetto ad incontrollati attacchi di gelosia, e in seguito per aver apertamente accusato un mercante ebreo di vendere libbre di carne a prezzi esorbitanti, cadde in disgrazia presso il governo della Serenissima e fu costretto ad emigrare, facendo perdere le sue tracce. Da fonti non accertate risulta che si sia trasferito in Inghilterra, dove sarebbe morto in data non precisata.

De Maestri, Edgardo L.: poeta toscano (1869 – 1950). Laureato in giurisprudenza, fu a lungo irriso dai colleghi per la sua abitudine di comporre versi durante le udienze in tribunale. Accusato di necrofilia perché trascorreva gran parte del tempo libero passeggiando per i cimiteri, si vendicò scrivendo un volume d’immaginari epitaffi, che intitolò Antologia di Poggibonsi, nel quale metteva alla berlina i suoi concittadini, e che gli diede ampia notorietà.

Droghieri, Raimondo: scrittore di romanzi gialli, nato a Genova (1888 – 1959). Esordì quasi cinquantenne in letteratura, rivoluzionando lo schema del giallo d’azione con le sue storie violente ambientate nei vicoli della città vecchia, tra prostitute, contrabbandieri e scaricatori di porto. Ha creato la leggendaria figura dell’investigatore “duro” con l’impermeabile chiaro, la sigaretta all’angolo della bocca e il perenne intercalare: “Belin, figgieu!”.

Molinaro, Enrico: narratore bolognese (1891 – 1980). Iniziò la carriera letteraria scrivendo racconti erotici per le cosiddette riviste da barbiere, che poi raccolse in un volume dal titolo Il Nesso del Sesso nel Plesso, del quale non volle mai spiegare il significato ai numerosi critici che glielo chiedevano. Divenne poi famoso in tutto il mondo per i suoi romanzi che descrivono sfrenate avventure sentimentali vissute nel corso di numerose crociere tra i due tropici.

Viadorlando, Ernesto: romanziere e giornalista torinese (1898 – 1961). Spirito avventuroso, si arruolò volontario nella prima guerra mondiale e si mise in evidenza coi suoi brillanti reportage di guerra. Amante della caccia, testimoniò questa sua passione in opere come Verdi colline del Monferrato, Breve la vita felice del conte Francesco e Le nevi del Cervino. Morì suicida nella sua casa di Pantelleria, dove si era ritirato in età avanzata, dedicandosi alla letteratura e alla pesca.

Obbene, Giorgio: romanziere e saggista romano (1903 – 1950). Inviato speciale durante la seconda guerra mondiale, fu espulso da Togliatti dal PCI, al quale era iscritto da tempo, per aver pubblicato nel 1945 La casa delle bestie, che i dirigenti comunisti interpretarono come un’impietosa satira del regime sovietico. Annoverato in seguito tra gli scrittori di fantascienza dagli appassionati del genere, le sue opere di satira fantastica sono state accostate, da molti critici, a quelle di Rondoni (ved.).

Rondoni, Gionata: scrittore milanese (1667 – 1745). È considerato il capostipite della fantascienza sociologica; il suo capolavoro, I viaggi di Gioanin Brambilla, descrive avventure fantastiche e satiriche di un buffo personaggio in paesi popolati da nani e giganti.

Due, Marco: pseudonimo di Samuele Clementi, scrittore pavese (1835 – 1910). Pilota, in gioventù, delle chiatte che navigavano il Po, trasse il suo pseudonimo dal grido dei battellieri che, con una lunga pertica, misuravano la profondità del fiume per evitare le secche. Autore di romanzi umoristici come Un siciliano alla corte dei Savoia, ha creato indimenticabili figure di ragazzi liberi e ribelli, il più famoso Masino il Segaiolo.

E adesso il viaggio di ritorno:

Meadows, John: poeta inglese (1855 – 1912). A lungo insegnante di lingua e letteratura inglese all’università di Londra, è considerato il più insigne esponente del crepuscolarismo britannico di fine ottocento; la sua poetica del little boy, basata sull’osservazione della natura con lo sguardo innocente della fanciullezza, ha profondamente influenzata tutta la successiva poesia di lingua inglese.

Bigbeef, Alexander: scrittore e poeta scozzese (1785 – 1873). Nato da nobile e agiata famiglia (il padre Peter era Earl of Inverness), manifestò precoce vocazione alla poesia. È considerato il più importante innovatore della lingua inglese di tutti i tempi (famosissima la sua espressione sciacquare i panni nel Tamigi); il suo capolavoro The betrothed è considerato il capostipite del romanzo anglosassone moderno.

Rod, John: romanziere americano (1840 – 1922). Autore dapprima di romanzi storici, divenne famoso per le sue storie realistiche, aventi a tema la vita quotidiana della povera gente, ambientate nel profondo sud degli Stati Uniti. Tra i suoi capolavori The stuff, The she–wolf, Rustic Tales.

Il resto alla prossima puntata.
Un saluto e un sorriso dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

domenica 2 settembre 2012

Onomastica calviniana

(Nota a margine: nel salvataggio del mio vecchio blog da Splinder a iobloggo qualcosina si è persa, in particolare gli interventi pubblicati in abstract (i famosi continua a leggere), dei quali ho fatto un certo uso soprattuto nelle fasi iniziali; ne ripubblicherò quindi qualcuno qui di tanto in tanto, cominciando da questo che, come ho raccontato qualche giorno fa, mi ha ispirato il nickname col quale tutti ormai mi conoscono).

ONOMASTICA CALVINIANA
Analisi semiseria dei nomi dei personaggi nell’opera di Italo Calvino
Nel multiforme, composito e immaginifico universo fantastico di Italo Calvino, l’estraneità della narrazione dal nostro vivere quotidiano si manifesta già attraverso i nomi dei protagonisti di romanzi e racconti. Nomi spesso strampalati – e quindi, in qualche misura, alieni – altre volte dichiaratamente simbolici, che quasi rappresentano una sorta di dichiarazione d’intenti dell’autore nei confronti della sua opera.
Esaminare la totalità dello sterminato esercito dei personaggi di Calvino è impresa praticamente impossibile, e anche riuscendovi occorrerebbe non già un semplice articolo ma bensì un intero volume. Ci limiteremo a qualche esempio, giusto per fornire ai lettori l’occasione per riflettere – e, speriamo, anche per sorridere – su un aspetto spesso trascurato dell’opera di questo gigante della letteratura italiana del ventesimo secolo. 
Qfwfq: già nell’impronunciabile e palindromo nome del protagonista, Le Cosmicomiche annunciano la propria natura di narrazione sospesa tra la fantascienza, il surrealismo e la favola morale; anche gli altri personaggi, che vivono strampalate avventure, come raccogliere formaggio a cucchiaiate dalla superficie della Luna, giocare con le molecole primigenie dell’universo in formazione o scoprire i colori del mondo, hanno nomi non meno assurdi: il capitano Vhd Vhd, la sorella G’d(w)n, la nonna Bb’b, il signor Hnw (quello che poi diventò un cavallo)… e mille altri.
Ludmilla Vipiteno: è la lettrice di Se una notte d’inverno un viaggiatore. Più ancora dell’inconsueto nome Ludmilla, è significativa la scelta del cognome, un nome di paese a sua volta artificiale: Vipiteno è infatti una delle tante bislacche invenzioni del regime fascista per italianizzare i nomi tedeschi del Sud Tirolo/Alto Adige (in questo caso Sterzig); anche gli altri personaggi del romanzo non sono da meno: la sorella di Ludmilla, Lotaria; gli scrittori Ukko Athi e Tazio Bazakbal, i professori Galligani e Uzzi-Tuzii… mentre per converso il protagonista (curiosa e indovinata sintesi tra la figura dell’autore e quella del lettore) non viene mai nominato, neppure una volta, nel corso dell’intero romanzo.
Marcovaldo: con singolare equilibrio Calvino inventa per i personaggi di questa stralunata raccolta (Marcovaldo ovvero Le stagioni in città) nomi inconsueti sì, ma per niente – come invece altrove – fantastici: dal protagonista alla pragmatica moglie Domitilla, ai figli maggiori Isolina e Fiordaligi (già dal nome romantico e sognatore come poi si rivela effettivamente nella narrazione), ai piccoli Daniele e Michelino (i più normali – in tutti i sensi – della famiglia). Allo stesso equilibrio sono improntati anche alcuni dei personaggi di contorno, il vigile urbano Tornaquinci, l’agente pubblicitario Dottor Godifredo
Diomira, Isidora, Dorotea e le altre: le Città invisibili che Marco Polo racconta a Kublai Kan nell’omonimo romanzo recano, tutte e cinquantacinque, un diverso nome di donna. Qui sarebbe inutile tentare di individuare puntualmente nei singoli nomi intenzioni simboliche, stante l’atmosfera rarefatta e onirica che regna in questa sorta di catalogo dei sogni. Non a caso l’incipit dell’opera svela che Non è detto che Kublai Kan creda a tutto quel che gli dice Marco Polo quando gli descrive le città visitate nelle sue ambascerie…
E dunque bisogna contentarsi di gustare, assieme alle straordinarie invenzioni letterarie e visive dei panorami urbani descritti dall’esploratore veneziano, anche i suggestivi nomi femminili che li identificano: da quelli – ancorché inconsueti – in qualche misura normali, come Olivia, Ottavia, Melania, Irene, Tecla, Cecilia, Teodora… ad altri esotici o arcaici ma in qualche modo riconoscibili: Isidora, Dorotea, Anastasia, Tamara, Zoe, Zenobia… fino ad arrivare ai nomi mai sentiti (e sono l’assoluta maggioranza) e – probabilmente – inventati di sana pianta: Despina, Zobeide, Isaura, Valdrada, Eutropia, Zemrude…
Biancone: l’amico di gioventù del narratore, co-protagonista dei racconti realistici del tempo di guerra (Gli avanguardisti a Mentone, Le notti dell’UNPA), è stato da molti identificato in Eugenio Scalfari, il direttore di Repubblica (che è stato effettivamente compagno di scuola e amico di Calvino); l’interessato ha tuttavia pubblicamente smentito in più occasioni, giungendo ad affermare (se ben ricordo un’intervista televisiva di qualche anno fa) che Biancone esisteva, sì… ma il suo vero nome era Dentone
E questa sembrerebbe una delle poche occasioni nelle quali la realtà sia riuscita a superare in fantasia la sfrenata immaginazione di Italo Calvino.
Medardo, Cosimo, Agilulfo: i nomi dei protagonisti della trilogia I nostri antenati, da molti considerata il capolavoro del nostro scrittore, sembrano essere presi di peso dal mondo dei fumetti, o addirittura essere stati inventati per esso. Il Visconte dimezzato Medardo di Terralba, guerriero spaccato in due da un colpo di cannone dei nemici turchi e diviso in una metà buona e in una cattiva, ha un nome quasi deludente nella sua apparente normalità; non sfugge tuttavia un’allusione simbolica nel nome Terralba, che reca in sé (come molti dei luoghi trasfigurati della trilogia) un’impronta ligure, retaggio di quella riviera di ponente dove Calvino ha trascorso molti anni della sua vita.
Più scopertamente beffardo il nome di Cosimo Piovasco di Rondò, il Barone rampante, che quasi sembra anticipare la presa in giro della nobiltà della Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare inventata qualche anno dopo da Villaggio/Fantozzi; anche in questo caso il cognome Piovasco ha evidenti reminiscenze liguri, come scopertamente rivierasca è l’ambientazione del romanzo nell’immaginaria contrada di Ombrosa.
Ma dove il genio di Calvino si scatena in tutta la sua ghignante fantasia è nel battezzare il suo Cavaliere inesistente, Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez, esilarante summa di tutte le esagerazioni e le ridondanze della narrativa cavalleresca, e insieme degno e paradigmatico corollario di un personaggio che non esiste, e tuttavia vive, parla e agisce in un’armatura vuota, tenuto insieme dalla propria volontà di esistere. Una tra le più originali e indimenticabili (come il suo nome!) figure di tutta la storia della letteratura.
Palomar: scopertamente (e forse un po’ banalmente) simbolico è il nome del protagonista dell’ultimo romanzo di Calvino; nome che – proprio per la sua immediata evidenza – risulta deludente in confronto alle precedenti, imprevedibili alzate d’ingegno dell’autore.
Come vagamente deludente (a giudizio di chi scrive) risulta anche l’opera, raccolta di riflessioni tra l’aneddotico e il filosofico, con sprazzi di singolare lucidità e profondità, ma connotata da un inevitabile sentore di accademismo, estrema prova di un venerabile maestro ormai conscio della propria intoccabile statura letteraria e (forse inconsapevolmente) convinto di essere da essa autorizzato a scrivere ogni cosa che gli passa per il capo.
Palomar è il nome di un famoso osservatorio astronomico: come il potente telescopio scruta le stelle e indaga sulla natura dell’universo, così il Signor Palomar si dedica costantemente a osservare i minuti dettagli della quotidianità e a meditare sulla natura dell’esistenza. Un compito che persegue con metodica ostinazione fino a quando decide che si metterà a descrivere ogni istante della sua vita, e finché non li avrà descritti tutti non penserà più d’essere morto. In quel momento muore.

Un saluto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò